Associazione Sportiva LORELI'

Chi siamo

 

L'Associazione Sportiva Lorelì asd svolge in collaborazione con il Comune della Spezia, prevalentemente, attività sportiva nell'ambito del ciclismo. 

Senza soluzione di continuità, da 30 anni, l'aggregazione, la solidarietà e la promozione di una corretta attività fisica non sono solo obiettivi scritti nello statuto sociale, ma anche realtà realizzate con organizzazione di eventi ciclistici, organizzazione di convegni medici, coinvolgimento di studenti ( progetto "Pedalando sulle emozioni" ) delle scuole medie inferiori in incontri su tematiche didattiche sociali, sportive e con finalità benefiche (Criterium degli Assi), realizzazione e cura del Museo Nazionale del ciclismo "Adriano Cuffini", in via dei Pioppi n°10,loc.Pegazzano, La Spezia, Pagina Google, Pagina Facebook A.S. Lorelì - Museo del Ciclismo "Adriano Cuffini". Orgoglio e soddisfazione per il Gemellaggio con il famoso " GS Madonna del Ghisallo " .

 
la nostra attività è sensibile alla promozione del  territorio e collegamento e conoscenza con altre realtà turistiche e associative la nostra attività è sensibile alla promozione del territorio e collegamento e conoscenza con altre realtà turistiche e associative

Al museo del ciclismo di La Spezia , Gianni Bugno si e’ raccontato : la sua carriera , il suo impegno attuale nel settore del turismo sportivo . Eravamo in tanti ad ascoltarlo : uomo di poche parole e tanti fatti e valori ; vicino al ciclismo giovanile come a quello di vertice . cit D.I. Bugno un grande, poche parole ma tanti fatto. Al A.S. Lorelì - Museo del Ciclismo"Adriano Cuffini" emozioni e “tutto esaurito” . cit. L.N.

" fuori i sassolini dagli scarpini ", Sabato 29 Luglio ore 15,30, Museo del Ciclismo via dei Pioppi 10 (Pegazzano) La Spezia -- Carlo Bagnone, ciclismo anno 70 con amici, avversari, vittorie, storie...ingresso gratuito +39 3516292202

In data 16 Settembre p.v., alle ore 15,30, nei locali del Museo Nazionale del Ciclismo “Adriano Cuffini” in Via dei Pioppi n 10, incontro con Edita Pucinskaite :“ Ciclismo al femminile. La storia esemplare di Edita Pucinskaite atleta, campionessa , donna dei nostri tempi . ”. Una ragazzina nata oltre la cortina di ferro che ha saputo abbinare ad una sua intima fragilità e timidezza una voglia immensa di emergere nello sport. La Campionessa che ha vinto il Giro d’Italia, il Tour de France ed è salita sul tetto del mondo . La donna che, chiusa la stagione agonistica, ha continuato a battersi per l’affermazione del ciclismo femminile e ad impegnarsi in attività solidali e di aiuto sociale. Una gran bella persona che guarda alla bicicletta come mezzo per crescere, per stare bene e seguire la propria vocazione, facendone tuttora diretta testimonianza e insegnamento ai ragazzi ed alle ragazze. Saranno presenti Associazioni "La CASA delle DONNE - La Spezia" e "Aiuto DSA- La Spezia" L’ingresso sarà gratuito e aperto a quanti vorranno essere presenti

In data 23 Settembre p.v. ,alle ore 16,00, nei locali del Museo Nazionale del Ciclismo "A. Cuffini" in via dei Pioppi n10 IVAN CERIOLI, ex Professionista di ciclismo, presenta il libro "Ho fatto il Tour" L'opera muove i suoi primi passi nel Marzo 2020 durante i giorni della pandemia e della prima zona rossa. Una pubblicazione che intende essere un inno alla rinascita, al ritorno ai veri valori della vita, dello sport e della salute. Un libro ricco di speranza dedicato ai più giovani. Un monito per affronatre la vita futura. Senza dimenticare i genitori : garanti della crescita sportiva e umana dei loro figli senza forzature né pressioni. Il ricavato del libro sarà devoluto all'Associazione "Il sorriso di Tommy" nata per ricordare il piccolo Tommaso. I proventi verranno utilizzati per supportare un progetto di formazione in cure palliative pediatriche presso il raparto di Oncoematologia Pediatrica dell'Ospedale PoliclinicoSan Matteo di Pavia

Nei giorni scorsi i volontari del Museo del Ciclismo della Spezia “Adriano Cuffini” hanno incontrato, a Roma, il figlio di Guido Costa, mitico Commissario Tecnico della Nazionale di Ciclismo su Pista dagli anni Cinquanta agli anni Settanta del Novecento che ha voluto donare materiale riguardante l’attività del babbo C.T. conservata fino ad oggi con grande cura e affezione in famiglia. “Grazie alla visibilità - dice il Presidente dell’associazione Giancarlo Zoppi - che il nostro Museo ha acquisito tramite Internet e gli eventi pubblici testimoniati sul web dalla sua apertura ci ha permesso di entrare in contatto con la famiglia Costa. “Grande, anzi straordinario - prosegue Zoppi, emozionato davanti ai cimeli dello storico C.T. - è stato il sentimento mio e dei volontari che permettono al Museo di vivere, a poter esporre e condividere al Museo alla Spezia di quanto via via andava sempre meglio connotandosi: album, fotografie, rassegne stampa e la personale bici da strada di Guido Costa.” Le tabelle scritte a mano personalmente dal CT Costa sui tempi e modi di allenamento hanno fatto crescere interesse ed emozione "Il Museo del Ciclismo della Spezia 'Adriano Cuffini' - dice Pierluigi Peracchini, sindaco della Spezia - rappresenta un patrimonio per la nostra città e per il mondo del ciclismo nazionale e internazionale. È importante valorizzarlo e implementarlo con ulteriori cimeli che raccontano la storia di questo glorioso sport. L’associazione impegnata nella gestione della struttura ha avuto l'opportunità straordinaria di incontrare e conoscere a Roma il figlio di Guido Costa, ricevendo in donazione il materiale del padre, autentica leggenda del ciclismo su pista italiano. Una figura sportiva che ha fatto storia come atleta e come Commissario Tecnico della Nazionale di Ciclismo su Pista. Il materiale acquisito dal nostro museo sarà esposto e conservato con scrupolosa attenzione per garantire a tutti di conoscere una storia importante nell’ambito dello sport e in particolare in quello delle due ruote. Questo gesto - conclude Peracchini- costituisce un'ulteriore prova della crescente notorietà della struttura, ed è un ulteriore stimolo e impegno per conservare e custodire la grande storia economica, sociale, tecnologica, culturale del ciclismo e di quello che questo sport ha rappresentato per il nostro Paese, in particolare per la nostra città, nel ricordo dei grandi campioni che abbiamo avuto occasione di vedere correre sulle nostre strade”. “In noi - interviene Sergio Fascetti, altro animatore e volontario del Museo del Ciclismo- si è riaperto prepotentemente il mondo che nel ricordo personale sembra semplicemente di ieri ma che è ormai storia . La storia dei mostri sacri Maspes, Gaiardoni, Bianchetto, Beghetto, Faggin, Sacchi , solo per citare qualche nome” L’obiettivo è proseguire con la digitalizzazione. “Si, l’obiettivo è la digitalizzazione - prosegue Antonio Vinciguerra- Dobbiamo cristallizzare e conservare il materiale cartaceo e fotografico e sua miglior collocazione in appositi album e contenitori, un catalogo della mostra e se possibile anche scrivere, ad opera di un grande giornalista, un libro tematico . Vogliamo proseguire organizzando incontri con protagonisti del ciclismo su pista oggi assurto a nuove glorie grazie a sportivi dello stampo di Viviani e Ganna “

Evgeni Berzin: Continuano gli incontri nel Salotto del Museo del ciclismo “A. Cuffini” Ha catalizzato l’attenzione di una sala gremita il campione russo Evgeni Berzin, classe 1970, vincitore del Giro d’Italia 1994, anno in cui si aggiudicò anche la Liegi-Bastogne-Liegi; con la sua contagiosa simpatia e la sua disponibilità, nel salotto del Museo del Ciclismo della Spezia, ha affascinato appassionati e non solo, che hanno ascoltato le parole dell’ex ciclista con grande attenzione e trasporto. “Il mio anno d’oro è stato il ‘94 - esordisce Berzin - Venivo dalla pista, tra i dilettanti avevo alcune gare e vinto 3 titoli mondiali. Allora si diventava professionisti dopo, forse più maturi di ora. Nel ‘94 , oltre alla maglia rosa, vinsi al Giro d’Italia anche la classifica dei giovani, conquistando la maglia bianca” ricorda anche con emozione Berzin. Emozioni tanta, sí. Sugli schermi, in sala, passano le immagini delle tappe di quel Giro, quelle vinte e la maglia rosa finale. Gli occhi e la frangetta sugli occhi sono sempre quelli. Le immagini della quarta tappa con Berzin che se ne va in salita a quattro chilometri dell'arrivo e fa sua la maglia rosa: una prestazione che lo avrebbe lanciato alla conquista della vittoria finale. E dietro si era messo Pantani e Indurain, non due nomi qualsiasi. “La tappa a cronometro sul Bocco fu bellissima e per molti vinsi inaspettatamente - dice Evgueni Berzin - Secondo Indurain a 20", poi Pantani a 1'37", De las Cuevas a 2'04" e lo spezzino Massimo Podenzana quinto, a 2’ e 11”. Li ho capito che non avrei dovuto mollare prendendo consapevolezza di poter vincere”. È stata una sorpresa per tutta la platea presente al Museo del Ciclismo di via dei Pioppi vedere sugli schermi le immagini di quelle pedalate. “È la prima volta, dopo trenta anni e trenta chili che rivedo queste immagini - dice ridendo Eugenio, come lo chiamano tutti -Riportano a galla ricordi ed episodi ormai dimenticati, quella neve mista ad acqua sul Sestriere, i compagni di squadra e gli avversari in gruppo. I compleanni passati pedalando al Giro in gruppo, le simpatie e le antipatie, la ricerca delle sensazioni negli occhi degli avversari prima degli scatti - prosegue il russo stabilito ormai da anni a Stradella nell’Oltrepo Pavese - Un patrimonio che rimane dentro a ciascuno di noi. Li, sul Mortirolo - conclude l’ex ciclista - una delle prime occasioni in cui Pantani si mise in mostra con scatti e contro scatti. Vinse con quattro minuti di vantaggio. Ma io ne avevo nove. Un bel margine” Una bottiglia di vino di Tramonti, il Cimento, consegnato da Massimo Amato, volontario del Museo del Ciclismo e dell’associazione Per Tramonti, e la Pigotta dell’Unicef, omaggiata da Giancarlo Guani , hanno completato la visita. L’auspicio di Gian Carlo Zoppi, coordinatore del Museo del Ciclismo e presidente dell’associazione Lorelì, e di tutti i volontari è quello di rivedersi presto. “Da Stradella alla Spezia è il viaggio breve, anche se rigorosamente non in bici. Vero, Eugenio?”